La battaglia di Caravaggio: il docufilm Sky sull'artista diventa un caso politico e Sgarbi ne annuncia uno tutto dedicato al periodo siciliano di Caravaggio

Il sindaco di Messina ne aveva chiesto il ritiro perché non parla della sua città. Ora Sgarbi commissiona un contro-documentario su Caravaggio in Sicilia: "Ci sarà Michele Placido"

Le tre grandi pale d'altare dipinte da Caravaggio in Sicilia, a Siracusa e a Messina

Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei beni culturali della Sicilia, ha impartito una direttiva ai propri uffici di predisporre gli atti per commissionare un documentario sul periodo trascorso da Caravaggio in Sicilia e sulle opere che il grande artista ha realizzato nell'Isola. "E' questo il giusto risarcimento dovuto alla città di Messina - spiega Sgarbi - ingiustamente ignorata dal recente film "Caravaggio, l'anima e il sangue" del regista Jesus Garces Lambert, prodotto da Sky, con la consulenza dello storico dell'arte Claudio Strinati. Un film monco proprio perché ignora la fondamentale permanenza dell'artista a Messina e quella che è probabilmente la sua più importante opera, la "Natività" per la chiesa dei Cappuccini".
Nei giorni scorso Sgarbi si era schierato con il sindaco Renato Accorinti nella protesta contro il regista e la produzione per l'inspiegabile "omissione". Aggiunge Sgarbi: "Ne ho già parlato con Pietro Valsecchi, uno dei più importanti produttori cinematografici, il quale ha mostrato interesse per il progetto e intende sostenerlo. E c'è anche l'adesione dell'attore Michele Placido che sarà chiamato a interpretare il controverso artista. Tra l'altro, è stata una felice sorpresa verificare che proprio Placido è un grande conoscitore della vita e delle opere di Caravaggio" (fonte: Repubblica).

"Evidenza Caravaggio", convegno al SACI di Firenze il 9 marzo


La scuola Studio Arts College International (SACI) ospita la presentazione del Convegno "Evidenza Caravaggio" nella sede di Palazzo dei Cartelloni a Firenze, venerdì 9 marzo dalle 17 alle 19. Seguirà un'altra presentazione in diversa località per poi dedicare più spazio ai contenuti a Monte Santa Maria Tiberina, nell'ambito delle tradizionali giornate di studio della Libera Accademia di Studi Caravaggeschi Francesco Maria Cardinal del Monte.
Il programma degli interventi, tenuti da specialisti di lungo corso e giovani studiosi, e che verrà diramato nei prossimi giorni, prevede due filoni principali di ricerca. Da un lato, l'analisi della tecnica pittorica che può sempre più avvalersi degli sviluppi della diagnostica per immagini. Dall'altro, le acquisizioni intorno alla biografia di Caravaggio, che discendono da nuove ricerche d'archivio.
La partecipazione è aperta a tutti.

Nuove polemiche (e proiezioni) per "Caravaggio. L'Anima e il Sangue", dal sindaco di Messina a Sgarbi


Ancora polemiche sul docufilm "Caravaggio. L'Anima e il Sangue"
Il sindaco di Messina Renato Accorinti arriva a chiederne il ritiro, per aver omesso riferimenti alla sosta nella sua città – di fatto la più lunga e più prolifica in Sicilia, prima del ritorno a Napoli (fonte: La Repubblica). 
Solidarizza con Accorinti Vittorio Sgarbi, che ricorda i quadri superstiti e le fonti relative al soggiorno messinese (fonte: Ufficio Stampa Vittorio Sgarbi). [NEWS: il noto critico annuncia ora di voler commissionare un contro-documentario, con protagonista Michele Placido - fonte: Repubblica]
La pellicola comunque verrà proiettata nuovamente nelle sale, il 27 e il 28 marzo (fonte: DIRE). 

Il ragioniere della Standa che ha scoperto la verità sulla nascita di Caravaggio

Pensionato e appassionato di paleografia, ha trovato per caso il certificato di battesimo che conferma: Merisi è nato a Milano


È il giorno di San Valentino del 2007 e Vittorio Pirami, come ogni pomeriggio, infila il cappotto per andare a studiare all'archivio diocesano di Milano. Un caffè, il tempo di inforcare gli occhiali per leggere da vicino, ed eccolo chino sui suoi manoscritti del Cinquecento. Meticoloso, si mette in testa di indagare sulle origini ignote della pittrice Fede Galizia, morta durante la peste ma senza una data né una città di nascita certe. Scartabella fra i libri parrocchiali, sfoglia i registri di tutti i bambini battezzati fra il 1565 e il 1587 della parrocchia di Santo Stefano in Brolo, zona di artisti. Un lavoro infinito. 
A un certo punto gli sale una vampata di calore fino alla nuca, balza sulla sedia. Rilegge le due righe in cui si è imbattuto ma è così emozionato che non vede più le lettere. «Adi 30 fu bat(tezzato) Michel Angelo f(ilio) de D(omino) Fermo Merixio e d(omina) Lutia de Oratoribus». Quel nome, Michelangelo. E quel cognome, Merixio. Cioè Merisi. Vittorio non urla ma è un miracolo che non gli venga un colpo. Quella è la registrazione del battesimo del Caravaggio, un documento che gli storici cercano da almeno 80 anni e che ha creato lunghi dibattiti sulle origini del pittore. «Ma sei sicuro? - gli chiede la moglie Francesca la sera a casa - Sembra così impossibile». «Eppure è così, davvero - si convince lui, ragionando ad alta voce - Luzia de Oratoribus sta per Lucia Aratori, è sua madre». Vittorio è frastornato. Ripensa a quando da giovane abbandona gli studi in filosofia, a quando si accontenta del diploma da ragioniere per cominciare a lavorare presto (prima alla Olivetti e poi alla Standa come responsabile di filiale). E ora, semplice pensionato e appassionato di paleografia e archivistica, si imbatte in una scoperta sconvolgente. Lui, proprio lui, che sta semplicemente coltivando un interesse a titolo puramente personale. Immediatamente avvisa il direttore dell'Archivio Diocesano, monsignor Bruno Maria Bosatra. «Poi ho parlato anche con lo storico dell'arte Giulio Bora che mi ha aiutato a fare tutti gli approfondimenti - racconta Vittorio, modesto ma con gli occhi che gli brillano ancora di entusiasmo - Non pensavo fosse una scoperta così eclatante, invece si è scatenato un interesse generale molto alto. Il documento - spiega Vittorio - era tutto consumato. Era un semplice brogliaccio che il prete aveva in sacrestia e che poi deve aver trascritto nel registro ufficiale. L'ho analizzato con la lampada di Wood e ho cercato anche le pagine dei battezzati dei giorni precedenti, perché in quella pagina non erano indicati né l'anno né il mese». Da lì cominciano a inanellarsi una serie di conferme: Vittorio riesce a capire che quel Michel Angelo è stato battezzato il 30 settembre 1571 e probabilmente nato il giorno prima, il 29 settembre, che guarda caso era la festa di San Michele Arcangelo. «Ho consultato vari testi e gli storici di quel periodo raccontano che i bambini dovevano essere battezzati entro 9 giorni dalla nascita. Quindi tutto coincideva». 
Il nome di Vittorio probabilmente non verrà mai citato dai libri di testo di arte. Ma la sua storia resterà celata dietro brevi didascalie che, in futuro, indicheranno Milano come città natale del Caravaggio. «Mi dispiace per il comune bergamasco - ammette il pensionato-paleografo - So che ci sono rimasti molto male. Però, in base al materiale che ho studiato, so per certo che Michelangelo Merisi si trasferì a Caravaggio nel 1576 per fuggire alla peste di Milano. Lì abitava la famiglia di sua madre e suo nonno era agrimensore, una sorta di ingegnere». Si pensa in un ritorno del Caravaggio a Milano nel 1584 per cominciare a dipingere. Ma anche su questo ritorno c'è da indagare e Pirami non si tira indietro: «Sto lavorando all'ipotesi di alcuni storici per cui Caravaggio cominciò a far di colla con alcuni pittori alla certosa di Garignano in un lavoro del pittore Simone Peterzano, per cui probabilmente lavorava come garzone o come stuccatore in bottega». 
C'è anche un'altra sfida che appassiona Vittorio e che potrebbe riscattare Caravaggio agli occhi del mondo. Le biografie del pittore raccontano che uccise un uomo e che fu incarcerato. «Ebbene, per me le cose non sono andate così - sostiene lo studioso - Secondo me Merisi non ha ammazzato proprio nessuno ma è semplicemente rimasto coinvolto nella rissa in cui morì un uomo, non per mano sua. Credo che subito dopo sia fuggito a Venezia dove, per almeno quattro anni, se ne è stato per i fatti suoi. Di quel periodo non si sa granché, lo si vede ricomparire nel 1596 a Roma. Io sto indagando, anche perché nei suoi quadri un'influenza veneziana c'è e lo sostiene anche lo storico Bernard Berenson che parla di derivazione dal tardo Giovanni Bellini, dal Giorgione e dal Tintoretto». Insomma, c'è ancora un mondo da scoprire. E chissà dove porteranno le ricerche «a tempo perso» di Vittorio. Chissà se la serendipity gli sarà ancora alleata. Con il Caravaggio è andata così: lui era intento a cercare un'informazione (la data di nascita della pittrice Fede Galizia la cui ricerca, è inutile dirlo, si è conclusa lì) e si è imbattuto in qualcosa di molto molto più grande, di cui parlano gli storici ai convegni e le guide turistiche nei musei. Fortuna? No, non solo. «Mi piace pensare che la fortuna aiuti le menti preparate - sostiene lui citando un aforisma di Louis Pasteur -. È vero che si è trattato di una scoperta occasionale, in cui mi sono imbattuto per puro caso. Ma diciamo che per cogliere l'importanza di un'informazione del genere, ci vuole il terreno giusto. E a me, nel momento in cui ho letto quelle due famose righe, sono venute in mente in un colpo solo tutti gli studi della scuola di Archivistica a cui mi ero iscritto qualche anno prima. A una lezione di Diplomatica, avevo studiato il modo in cui i cognomi venivano stravolti: erano precari, mutavano, venivano riportati in vari modi. E così capitò anche a fermo Merisi, o Merixio, a Amarigi, o Amarasi. Mi si è accesa una lampadina e ho lavorato su quello». Da semplice appassionato, Pirami si trova a dialogare con gli storici più esperti, viene citato in alcune pubblicazioni e indicato da tutti come «quello che ha riportato il Caravaggio a Milano». Ma fra tutti i complimenti ricevuti, uno gliene sta a cuore più di tutti: il ringraziamento pubblico da parte del cardinale milanese Dionigi Tettamanzi. «Ecco, in quel momento mi sono sentito molto gratificato» (fonte: Il Giornale).

Il riscontro diagnostico applicato a Caravaggio? È una questione di democrazia! Parla Davide Bussolari

–Tu hai lavorato molto su copie da celebri autografi di Caravaggio ma anche su opere che aspirano all’autografia; l’ultimo tuo lavoro mi pare sia stato sui Bari, di cui in effetti si conoscono svariate versioni; nel complesso che idea ti sei fatta? 
R: Intanto posso dire che non conosco nessuna versione dei Bari, tra quelle che ho avuto modo di analizzare, che fosse certamente di mano del Maestro milanese, ma in generale su questo argomento delle repliche o delle copie posso senz’altro affermare che tra le sempre più numerose versioni o copie ce ne sono alcune che appaiono condotte pittoricamente in un modo così deciso e sicuro da poter essere per molti aspetti assimilabili a quelle di Caravaggio.
–Potrebbero però essere opera di ottimi copisti ? 
R: Certamente, per questo va fatta una precisazione a mio avviso: in effetti l’idea che noi abbiamo di Caravaggio e che ci è stata tramandata, cioè di un uomo strano, senza veri amici se non pochissimi, ha fatto nascere certe considerazioni, ormai consolidate, che secondo me in larga parte sono da rivedere, cioè ad esempio che non entrasse mai in contatto con altri artisti e che quindi avesse una sua tecnica per nulla simile a quella di altri pittori dell’epoca; a mio parere di artisti bravi e anche molto bravi, allora ce ne erano veramente molti e non si può escludere che – oltre quelli della sua cerchia – alcuni avessero potuto vederlo all’opera e rendersi conto del suo modus operandi, e viceversa. Quello che voglio dire cioè è che occorrerebbe abbandonare certi luoghi comuni quando entrano in gioco i rapporti professionali, tanto più che la tecnica di Caravaggio è sicuramente innovativa ma abbastanza semplice, basata com’è, soprattutto nelle opere tarde, sulla sintesi e sulla scioltezza. E’ il frutto senza dubbio di una visionarietà chiaramente tutta soggettiva ma, talvolta, non proprio di assoluta maestria, tant’è vero che in molti hanno affermato nel corso dei secoli che ci fosse allora chi dipingesse ‘meglio’ di lui, da un punto di vista meramente formale e tecnico, e quindi può essere benissimo capitato che alcuni artisti molto bravi possano avere realizzato copie di suoi lavori che oggi appaiono più o meno credibilmente autografe. 
–Credi insomma che il lavoro di un artista potesse risentire di una certa casualità …? 
R: Penso che un artista potesse cambiare spesso modus operandi, magari in dipendenza del luogo ove si trovava ad operare, del tipo di committente, dei materiali di cui poteva disporre, ecc; Caravaggio del resto era così emotivo e talmente attivo nel cercare traguardi sempre più avanzati che in effetti, come si sa, cambia progressivamente, da un tipo di pittura ‘lombarda’ a una basata sugli scuri e così via, come ad esempio avviene con Tiziano, che conosco bene per aver lavorato su numerosi suoi dipinti, e al quale il Merisi come si sa deve molto, il lombardo del resto era molto veloce a cavalletto ed era talmente bravo da saper improvvisare; per questo credo sia sbagliato cercare di incanalarlo dentro schemi precisi, ed anzi mi pare che il grande interesse che tutti – addetti ai lavori e non – mostrano per la sua arte stia proprio nel fatto che non sia incanalabile [...]

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"Caravaggio e Guercino, repliche, copie, duplicati e ‘bozzettoni’", di Nicholas Turner


Si comincia finalmente a riconoscere che alcuni pittori del barocco italiano hanno realizzato delle versioni di prova per le loro opere, sebbene questa classe di lavori rimanga poco conosciuta, dal momento che molte di queste sono state a lungo, e spesso sono ancora, archiviate come “copie” e “ripetizioni di studio”. 
Mentre ero occupato nella lavorazione alla monografia su Guercino, pubblicata l’anno scorso dalla Ugo Bozzi editore, mi divenne del tutto evidente come il pittore facesse frequente ricorso alle versioni di prova. Si tratta in effetti di ‘prove generali’ qualche volta chiamati ‘bozzettoni’ (come Sir Denis Mahon battezzò il primo ad essere identificato con certezza). Secondo i miei calcoli, sono sopravvissute quasi 50 versioni di prova realizzate dal Guercino, che fino a poco tempo fa si riteneva fossero per la maggior parte copie di scuola. Risalgono a poco dopo l’inizio della carriera dell’artista per giungere fino a poco prima della fine. Guercino fu un pittore così spedito che non pensava a nulla – in effetti – dipingendo due volte la stessa immagine. In almeno due casi, due bozzettoni furono dipinti prima della tela finita. Le versioni di prova permettevano al pittore di rivedere le forme, il colore e la luce della sua composizione prima di imprimerla per sempre sulla tela. La disponibilità e l’uso crescente della tela (oltre che della tavola) facilitavano lo sviluppo di questa pratica. Inoltre, le versioni di prova avevano le stesse dimensioni della tela finita, così che i contorni potevano essere facilmente rintracciati e quindi trasferiti nella nuova tela. La ‘prima bozza’, sarebbe rimasta accanto all’artista mentre egli perfezionava la composizione fino a giungere alla versione finale “de luxe” per il committente. Le versioni di prova differiscono dai lavori finiti per il loro trattamento più sperimentale, e per il risparmio dovuto all’uso di materiali meno costosi oltre che per le variazioni nei dettagli. Ad esempio, le versioni di prova del Guercino, a partire dalla seconda metà del decennio 1610, ne includono una per Tancredi ed Erminia Doria e due per il Ritorno del figlio prodigo di Vienna.
Nei loro colori scuri esagerati, sobri e nel trattamento, sembrano ancora più caravaggeschi dei loro equivalenti finiti, più color crema. Questo innegabile aspetto caravaggesco indica che il giovane Guercino prese in prestito la pratica di realizzare versioni di prova di Caravaggio e dei suoi seguaci? 
I duplicati, di solito con una versione più risolta o finita rispetto all’altra, si verificano certamente nei dipinti di Caravaggio; l’esempio più eclatante forse è il suo Ragazzo morso da una lucertola. Ne esistono, com’è noto, due dipinti e sono delle stesse dimensioni, uno nella Fondazione Roberto Longhi, a Firenze, e l’altro nella National Gallery, a Londra, entrambi in genere datati 1594. Rispetto a quello di Londra, l’immagine Longhi è dipinta più liberamente e con forza, i passaggi tonali non sono così raffinati (come nella spalla destra del ragazzo), e le dimensioni della sua testa e l’estensione dei suoi capelli ricci sono più grandi e la linea d’ombra dietro vi si interseca in modo diverso. Questa versione sembra incompiuta rispetto alla più completa immagine londinese, che appare svilupparsi per logica dall’altra: vedere l’immagine Longhi come ex post facto è come mettere il carro davanti ai buoi.
È mia opinione che le versioni-prova [bozzetti, prime versioni] debbano essere sfruttate al massimo per (comprendere) l’opera di Caravaggio e dei suoi seguaci, ma anche quella degli artisti bolognesi, quali Guido Reni. Quando sono valutate accanto alle opere finite, esse gettano una luce preziosissima sul processo creativo, e sulle scelte operate dall’artista oltre a sottolineare quanto essi fossero straordinariamente abili. La funzione di questi modelli ha perfettamente senso in un momento in cui clienti esigenti e artisti ambiziosi, in competizione l’uno con l’altro, si rendevano conto fin troppo bene dell’importanza della qualità dell’immagine finale della produzione. 
Alcuni specialisti continuano a negare l’esistenza di versioni di prova all’interno dell’opera di un artista barocco italiano non capendo il loro scopo. Dovremmo aspettarci molti più pentimenti se presupponiamo che tutte le tele di grandi dimensioni e con numerose figure siano state eseguite dall’inizio alla fine sulla stessa tela. In seguito, con l’avvento del periodo romantico, dipinti meticolosamente finiti come quelli del barocco italiano non erano più in voga, e quindi cessava di essere necessaria la necessità di una versione di prova intermedia (fonte: About Art online)

"'Caravaggio' ignora Messina. Il pubblico non gradisce e protesta", di Vincenzo Bonaventura

Nel documentario "Caravaggio. L'Anima e il Sangue", ignorata l'ultima grande – e più prolifica – sosta del pittore in Sicilia. Il rammarico di Caterina Di Giacomo e la risposta di Claudio Strinati



Quando da Siracusa la narrazione è tornata direttamente a Napoli, l'altra sera nel cinema Apollo si è avvertito un intenso mormorio, che è presto diventato protesta, culminata con l'abbandono della sala di chi si è sentito offeso dall'omissione di Messina (e delle opere conservate nel suo rinnovato museo) nel film "Caravaggio, l'anima e il sangue". "Il martirio di Santa Lucia", dipinta a Siracusa è stata l'unica opera citata del periodo siciliano, fra il 1608 e il 1609, del pittore lombardo. Niente "Adorazione dei pastori" e niente "Resurrezione di Lazzaro", opera quest'ultima considerata fra le maggiori di Caravaggio. Perché questa assenza apparsa così offensiva per la città? Lo abbiamo chiesto a Claudio Strinati [...]

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Inaugurazione delle nuove sale dedicate a Caravaggio e al Seicento, il 19 febbraio agli Uffizi


Le Gallerie degli Uffizi aprono le porte alla città di Firenze per mostrare le nuove sale dedicate a Caravaggio e il Seicento. Sarà lo stesso Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, a illustrare a tutti i cittadini che accorreranno l’importante progetto di valorizzazione e cura delle collezioni del Museo, che attraverso l’innovazione collegherà storia e futuro delle sale della Galleria. 
In onore di Maria Luisa de’ Medici, che legò le collezioni dei Medici per sempre alla città di Firenze, a 275 anni dalla sua morte – spiega Eike Schmidt – ho voluto invitare non solo le autorità, ma anche tutti i fiorentini e i forestieri presenti in città, a partecipare lunedì 19 febbraio 2018, a partire dalle ore 11,30, all’inaugurazione delle nuove sale degli Uffizi dedicate a Caravaggio e alla pittura del Seicento, per poter ammirare insieme questi capolavori” (Fonte: Gallerie degli Uffizi).

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Bindi intervistata su Tv2000: “Nuovi elementi sul furto della tela del Caravaggio”


Con gli elementi che abbiamo acquisito offriamo l’impulso alla magistratura perché possa riaprire l’inchiesta“. Lo ha detto la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito al capolavoro del Caravaggio, la ‘Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi’, rubato a Palermo nel 1969
“C’è un collaboratore di giustizia importante Mannoia – ha aggiunto Bindi – che addirittura a Falcone dirà che l’opera era andata distrutta mentre l’altro collaboratore di giustizia Grado, che era appunto una delle persone molto vicine a Badalamenti, ci ha detto che quando Badalamenti venne a conoscenza che certi ragazzi, dei balordi, si erano impossessati di quest’opera d’arte se la fece consegnare e riuscì a mettersi in contatto con un importante acquirente proveniente dalla Svizzera”. 
Le mafie “impoveriscono l’Italia da tutti i punti di vista – ha proseguito Bindi – e come tali vanno combattute. Non c’è aspetto della nostra vita che non sia in qualche modo inquinato dalla loro presenza. Ricercare quella opera meravigliosa che è considerata tra le principali 10 opere artistiche al mondo, di cui non solo noi siamo alla ricerca, è un modo per riscattare anche la ferita che soprattutto ha avuto la città di Palermo, la quale è stata privata di grandi magistrati, grandi politici ma anche di una grande opera d’arte”. 
La tela, ha concluso Bindi, “ha un grande valore spirituale e per questo abbiamo consegnato una copia a Papa Francesco quando abbiamo avuto il grande regalo di essere ricevuti in Vaticano. Immediatamente Papa Francesco ha riconosciuto il dipinto e ci ha detto ‘Ma questo è un Caravaggio'” (fonte: Agenzia DIRE).

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Presentazione de "Il vendicatore oscuro" di Annalisa Stancanelli, il 28 febbraio a Brera

Presentato "Caravaggio. L'anima e il sangue". Per Claudio Strinati, Caravaggio è come Batman

Caravaggio come Batman? Davvero non avevamo mai pensato a un accostamento del genere, eppure a farlo è stato proprio un serissimo storico dell’arte, il professor Claudio Strinati, consulente di Caravaggio - L’anima e il sangue, bellissimo documentario in 8k prodotto da Sky e Magnitudo Film e presentato in un’affollatissima conferenza stampa alla Casa del Cinema di Roma, alla presenza del moderatore Steve Della Casa e di tutti i realizzatori del film, incluso il poliedrico Manuel Agnelli che interpreta in modo molto efficace l’Io interiore di quel geniale artista e affascinante personaggio che rispondeva al nome di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. E che, oltre 400 anni dopo il suo breve passaggio su questa terra è ancora capace di stupirci, emozionarci e coinvolgerci. Distribuito in sala il 19, 20 e 21 febbraio in Italia in oltre 300 copie, il film raggiungerà ben 60 paesi nel mondo in 2500/3000 sale. Si tratta infatti di un prodotto spettacolare, capace di utilizzare al meglio le nuove tecnologie digitali per portare lo spettatore a conoscere ogni dettaglio dell’opera sul grande schermo, e al tempo stesso di un viaggio nella vita dell’artista, raccontata anche attraverso il corpo di un non attore, l’elettricista della troupe napoletana Emanuele Marigliano, in sequenze di videoarte. Alla regia c’è il regista di origine messicana Jesus Garcer Lambert.
La conferenza ha spiccato il volo quando, partendo dal mistero e dalla tormentata personalità di Caravaggio, descritto come un artista rock, che tanto ha affascinato il mondo del cinema (basti pensare all’opera di Derek Jarman), il professor Strinati si è lanciato nell’azzardato ma indovinatissimo paragone con un’icona del fumetto e del cinema moderno, Batman
"Questo film assomiglia alle ultime versioni che il cinema ha dato della figura di Batman che ha molti punti di contatto col Caravaggio. Anche lui è un giovane che vede morire i genitori, quelli di Caravaggio uccisi dalla peste e quelli di Bruce Wayne da due balordi. Vedere morire in modo ingiusto i genitori lo induce a entrare in un percorso di vita ossessionato dal male e dal buio. Batman combatte contro il male per tutta la vita i truci assassini, e non è un caso che l'omicidio accada la sera tardi all'uscita da uno spettacolo teatrale. Se pensiamo alle Sette opere di misericordia e alla Decollazione del Battista di Caravaggio, sembra di vedere Gotham City, una città che è un non luogo, un regno del male fecondato dall'eroe che vuole portare il bene e togliere il buio. Come Batman non ha superpoteri ma capacità tecniche, Caravaggio ha capacità artistiche. La Batmobile di Batman è lo stile del Caravaggio e tutti i suoi marchingegni sono mezzi prodigiosi dettati dalla creatività e dalla fantasia. Non ha niente di diverso da un uomo qualunque se non l’immenso afflato morale, l’immensa forza fisica e spirituale e l’immensa capacità creativa. Nei film la storia resta la stessa ma questo scavo nell'interiorità psicologica del personaggio viene sviluppato. il nostro regista, Jesus, è come il Christopher Nolan di Batman" [...]

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Materia, colori, pigmenti: incontro ravvicinato con Caravaggio. Parla Bruno Arciprete

Nuova intervista a studiosi caravaggisti su About Art online. Una conversazione con il restauratore Bruno Arciprete

– Comincerei con il chiederti se sei aggiornato sulle indagini scientifiche che si stanno effettuando sulle opere di Caravaggio e che potrebbero anche aiutare a stabilire se determinate riproduzioni sono autografe o no; tu ad esempio hai lavorato sulla Crocifissione di Sant’Andrea già collezione Back-Vega che replica il dipinto oggi a Cleveland ritenuto originale.

R: La Crocifissione ex Back-Vega è un bel dipinto, molto sciupato, malgrado tutto mostra punti di alta qualità, e la tecnica esecutiva è simile a quella di Caravaggio. Sulla base delle indagini che abbiamo condotto al tempo del restauro posso dire che è senzaltro di notevole livello; detto questo, tocca allo storico dell’arte, elaborando una ricerca filologica e un’analisi stilistica, attribuire l’opera a una mano piuttosto che ad un’altra, come ha fatto Gianni Papi nel suo saggio sulla ex Crocifissione Back-Vega. Ho saputo che il dipinto è stato esposto al Museo di Cleveland per un confronto con quello ritenuto l’originale e non ha affatto sfigurato, ma è stato ritenuto copia, insomma qui si apre il discorso sulle repliche e sulle copie, argomento già affrontato in modo interessante sulla tua rivista da Claudio Strinati.
– Che tu ricordi, furono fatte tutte le analisi? Perché sembrerebbe che si sia stata realizzata solo la fluorescenza ai raggi X. 
R: No, non è così, sapevo di questa osservazione e ne avrei voluto discutere; in effetti, seppure non commissionate da me, posso assicurare che tutte le indagini diagnostiche sono state realizzate da ArsMensurae di Stefano Ridolfi che i giorni 20-21 dicembre 2010 a Zurigo ha analizzato il dipinto: fluorescenza UV, riflettografia infrarossa, esame radiografico e analisi mediante spettrometro EDXF. Non tutto è stato pubblicato nel libro di Papi ma confermo che l’indagine fu completa. Posso mandartele appena le trovo perché sono in un fascicolo insieme a quelle ultime sulla Giuditta di Tolosa.
– Ok, ci fidiamo, piuttosto visto che l’hai nominata, che mi dici su questa tela di Tolosa, la tela che ha fattto tanto discutere?
R: Bel dipinto! Sono andato a vederlo a Parigi e il primo impatto è stato sorprendente, e tu sai bene che la primissima impressione è molto importante, e fu un’ottima impressione. A mente fredda lo confermo, posso magari dire che all’80 % sia di mano di Caravaggio e il resto elaborato da qualcun altro, perché alcuni brani pittorici in effetti lasciano perplessi [...]

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"Il Giallo del Caravaggio che fu venduto a pezzi", su la Repubblica

Mentre si alimenta con nuovi elementi il dibattito critico sulla perduta Natività di Palermo, finalmente si torna a parlare della sorte subita dal capolavoro romano. Le nuove e inaspettate rivelazioni di un pentito di mafia


Il capolavoro del Caravaggio, la "Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi", non è andato distrutto dopo il furto del 1969, a Palermo. Come invece aveva detto l'ex boss Francesco Marino Mannoia al giudice Falcone, come ha ribadito di recente uno degli ultimi collaboratori, Gaspare Spatuzza. La "Natività" è ancora nascosta da qualche parte, all'estero. Però, forse, è stata scomposta in sei o otto pezzi. È una verità che ridà speranza, ma allo stesso tempo angoscia, quella messa a verbale da un vecchio mafioso pentito, Gaetano Grado, che ha fatto un lungo racconto alla commissione antimafia presieduta da Rosy Bindy. E, oggi, quel verbale si può leggere per la prima volta, le rivelazioni sono nella relazione finale dell'Antimafia, che verrà discussa nel pomeriggio.
Grado racconta che «già nel 1970 il capo della Cupola, Gaetano Badalamenti, curò il trasferimento del quadro all'estero, verosimilmente in Svizzera, dietro il pagamento di una grossa somma in franchi». Don Tano Badalamenti, il padrino dei "cento passi" di Cinisi, che anni dopo decretò la morte di Peppino Impastato, il giovane attivista che lanciava le sue denunce dai microfoni di Radio Aut. «Badalamenti mi disse che verosimilmente il quadro era stato scomposto per essere venuto [sic] sul mercato clandestino». È un racconto preciso quello del pentito, che ha già segnato una svolta nell'inchiesta sul Caravaggio. Grado ha riconosciuto in fotografia l'antiquario svizzero che arrivò a Palermo per curare l'affare. L'intermediario è morto da tempo, ma il suo nome è un dettaglio prezioso per provare a ricostruire dove sia finito il quadro diventato il simbolo dei segreti di Cosa nostra [...]

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A Palermo mostra su dipinti caravaggeschi e altri pittori, della Fondazione Longhi e della Fondazione Sicilia

La mostra "Da Ribera a Luca Giordano" sarà aperta dal 17 febbraio al 10 giugno 2018 presso Villa Zito

La mostra è dedicata ai pittori che hanno operato nell’Italia centromeridionale nel Seicento e nel primo Settecento e in particolare ai numerosi artisti che chiamiamo “caravaggeschi”. La maggior parte delle opere esposte provengono dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, che custodisce il lascito di quello che è stato il più importante storico dell’arte italiano, oltre che uno straordinario collezionista. 
Alla pittura del Caravaggio e ai suoi seguaci Longhi ha dedicato una vita di studi, a partire dalla tesi di laurea dedicata al Merisi del 1911. Nella sua dimora fiorentina, oggi sede della Fondazione che gli è intitolata, Longhi raccolse un numero notevole di opere dei maestri di tutte le epoche, che furono per lui occasione di ricerca e di studio. Tra queste il nucleo più importante e significativo è senza dubbio quello che comprende le opere dei pittori caravaggeschi, oltre al Ragazzo morso da un ramarro dello stesso Merisi, da lui acquistato nel 1928 e da cui ha tratto un magnifico disegno a carboncino, firmato e datato 1930. Il disegno sarà esposto nella sezione introduttiva della mostra, che poi presenta più di 30 dipinti dei seguaci di Caravaggio e di altri artisti attivi nell’Italia del Sud, che offrono una efficace esemplificazione degli orientamenti e degli obiettivi promossi e stimolati dalle opere del Merisi e del significato storico della sua pittura.
La mostra si apre infatti con il capolavoro di Valentin de Boulogne, la Negazione di Pietro, che rappresenta un eccezionale esempio della cosiddetta “manfrediana methodus”, quella particolare declinazione del caravaggismo che è stata messa in opera da Bartolomeo Manfredi [...]

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Caravaggio, le ultime indagini, i doppi, le repliche, le copie; il punto di vista di Gianni Papi

Nuova intervista a studiosi caravaggisti su About Art online. È la volta di Gianni Papi

– La prima questione che ti vorrei porre riguarda il tema assai divisivo di come si possa riconoscere un’opera certa di Caravaggio; a Milano, ad esempio, nel convegno che chiudeva la grande mostra Dentro Caravaggio, due studiosi assai validi e riconosciuti come esperti del maestro, come Rossella Vodret, che ha curato l’esposizione, e Alessandro Zuccari, autore di importanti studi sull’artista, hanno espresso due punti di vista affatto divergenti sul Ragazzo morso dal ramarro: la prima ritiene originale il dipinto della Collezione Longhi, anche sulla base di riscontri diagnostici che individuano pentimenti e cambiamenti operati sulla tela in corso d’opera, l’altro invece – non riconoscendo sicure le ‘prove’ diagnostiche – crede che l’unico originale sia il quadro oggi alla National Gallery di Londra, che presenterebbe particolari descritti dalle fonti che invece su quello Longhi non comparirebbero. 
R: Non è un tema facile. Posso dire la mia per quanto riguarda il “Ragazzo Longhi” esposto a Milano; con l’ulteriore visione che ho potuto effettuare alla mostra, dove il dipinto era illuminato perfettamente e quindi l’ho osservato come mai mi era capitato di vedere da vicino prima, dico che mi ha fatto un’impressione molto positiva, per me è autografo di Caravaggio; naturalmente questo non implica che il dipinto di Londra non lo sia, secondo me sono autografi entrambi; resto del parere che il “Ragazzo Longhi” sia successivo e comunque non so fino a che punto possano essere dirimenti questi eventuali pentimenti che mi dici essere stati discussi al convegno, visto che non ho assistito perché non potevo, e d’altra parte non ero stato invitato alla tavola rotonda; posso solo dire che non mi erano sembrati tanto evidenti dalla radiografia in mostra. Il mio parere di conoscitore, di studioso che giudica i quadri dalla superficie, è che siano entrambi buoni e che quello Longhi sia successivo rispetto a Londra, ma ugualmente autografo.
– Allora si può dire che tu sia convinto che Michelangelo Merisi replicasse le sue opere? 
R: La mia idea è che egli abbia potuto replicare alcune opere, anche se di sicuro occorre dire che non era questa una sua consuetudine; tuttavia, come per tanti altri artisti, anche a lui alla stessa stregua può essere capitato che un committente richiedesse di rifare un lavoro, magari proprio quando poté trovarsi in condizioni economiche difficoltose (e si sa che non era certo una eventualità così rara), perché quindi dovrebbe aver rifiutato se si presentava l’occasione magari di superare una contingenza negativa? Un altro esempio di replica rispetto al Ragazzo morso dal ramarro, riguarda un quadro che io stesso ho pubblicato (e sul quale ho scritto anche un saggio) perché ritengo sia autografo, cioè la Crocifissione di Sant’Andrea, già in collezione Back-Vega ed oggi a Londra, che venne replicato secondo me a Napoli, perché forse Louis Finson aveva chiesto al Merisi di eseguirlo per lui, o almeno questa è la mia tesi. Non mi pare ci siano altri esempi simili. 
– Beh, ci sarebbe anche il ‘caso’ dei due San Francesco in meditazione sulla croce, quello ex Carpineto Romano, ora a Palazzo Barberini, e l’altro della chiesa di Santa Maria della Concezione; com’è noto, la maggior parte degli studiosi ritiene autografo il dipinto ora a Palazzo Barberini, altri invece pensano il contrario, altri ancora ritengono autografi entrambi; né è valsa l’esposizione dei due dipinti messi recentemente a confronto a Roma a dirimere la questione; anzi, a questo proposito, posso dirti che nel corso del suo intervento al convegno milanese Keith Christiansen ha precisato il suo punto di vista a favore del quadro presso la chiesa romana, evidenziando la mediocrità della versione ex Carpineto, a dispetto delle indagini diagnostiche che ne attesterebbero invece l’autografia. 
R: Il mio parere invece è ancora diverso; posso essere d’accordo con Christiansen riguardo al quadro ora a Palazzo Barberini che anch’io giudico di una resa pittorica non entusiasmante; proprio la bellissima illuminazione della mostra milanese mi ha ulteriormente convinto di questo. Non escludo che l’originale debba ancora riemergere.

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Novità sul progetto "Caravaggio Research" presso la Galleria Borghese

Le anticipazioni di Fabio Isman e il punto di vista critico di Tomaso Montanari 


Negli ultimi giorni sono state pubblicate nuove anticipazioni e riflessioni sul progetto "Caravaggio Research", diretto da Anna Coliva presso la Galleria Borghese e finanziato da Fendi.
Le pubblichiamo di seguito, in ordine cronologico di apparizione sui quotidiani nazionali che ne hanno dato notizia.

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