Caravaggio, il "Suonatore di liuto" e l’“avvento salvifico” di Prospero Orsi, un saggio di Claudio Strinati



Sembrano maturi i tempi per affrontare la più importante questione caravaggesca emersa negli ultimi venti anni di ricerche, quella del Suonatore di Liuto proveniente dalla collezione del Duca di Beaufort. In primo luogo infatti c’è l’alta plausibilità della provenienza stessa. A prescindere da qualunque giudizio di merito, è accertato senza dubbi che l’opera deve essere stata acquistata in Italia dal Duca di Beaufort durante un tipico viaggio del Grand Tour nel 1726 ed è improbabile che il dipinto fosse stato visto su un mercato ‘minore’ e marginale, anche se la versione proveniente dall'eredità Del Monte (sembra accertato che il Caravaggio eseguisse due versioni del soggetto, una Giustiniani, una Del Monte) passata poi a i Barberini è stata meglio individuata nel quadro “ex Wildenstein” per molti anni esposto al Metropolitan Museum di New York.
Il fatto in sé non è prova di nulla sull'autografia ma non può essere minimizzata la scelta meditata di un personalità colta e consapevole quale risulterebbe essere stata quella di Henry Somerset III, Duca di Beaufort. Poi va ribadito come la versione “ex Beaufort” sia l’unica tra quelle note che corrisponde sul serio con la descrizione di un Suonatore di Liuto del Caravaggio fornita da Giovanni Baglione nella Vita di Michelangelo da Caravaggio: “e dipinse per lo cardinale … anche un giovane che suonava il Lauto, che vivo e vero tutto il parea con una caraffa piena d’acqua, che dentro il riflesso di una finestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercotimenti di quella camera dentro l’acqua, e sopra quei e sopra quei fiori una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E quello (disse) che fu il più bel pezzo che facesse mai”. 
E’ pur vero che la obiezione principale addotta contro la versione “ex Beaufort” è la possibilità che si tratti di una copia antica del quadro descritto dal Baglione con tanta accuratezza, ma è pur vero che la eccezionalità della testimonianza implica un’analisi altrettanto impegnativa ed approfondita. Il testo del Baglione contiene infatti una frase che non compare mai nelle Vite in rapporto a nessun altro pittore e nemmeno a Caravaggio stesso. E tale frase è proprio quella in cui viene ricordato il giudizio dell’artista sulla sua stessa opera, un attestato pressoché unico in tutto il libro delle Vite. Il Caravaggio ricorda dunque essere stato il Suonatore di Liuto il quadro più bello da lui dipinto. Le eventuali anomalie che i vari esegeti del nostro dipinto hanno evidenziato meritano allora di essere vagliate alla luce di tale asserzione. 
E’ stato infatti notato, sia pure informalmente, che il quadro “ex Beaufort” sarebbe fin troppo bello ed edonistico per essere realisticamente creduto del Caravaggio. La materia pittorica è stata giudicata raffinatissima, quasi eterea, priva di quella forza terrificante che viene per lo più legata al nome di Michelangelo Merisi, con la proposta conseguente di considerare l’opera più tardi del tempo di Caravaggio. Qualcuno ha ritenuto che potrebbe essere addirittura molto più tarda proprio per questo presunto eccesso di raffinatezza e di bellezza. Ma proprio il confronto con la versione “Ermitage”, capolavoro indiscusso, induce a qualche prudenza in più, specie in rapporto alla fase attuale degli studi caravaggeschi che hanno visto emergere opere assai più problematiche della nostra, avallate da analisi insoddisfacenti prive dei più elementari requisiti di qualità [...]

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Claudio Strinati presenta la mostra "Caravaggio nel patrimonio del FEC. Il Doppio e la Copia", a Palazzo Barberini fino al 16 luglio



Si è svolta ieri, mercoledì 21 giugno, la presentazione di Caravaggio nel patrimonio del Fondo Edifici di Culto. Il Doppio e la Copia, una mostra di quattro opere (San Francesco in meditazioneFlagellazione di Cristo, originali e rispettivi 'doppio' e copia) ma, nelle parole di Claudio Strinati che l'ha presentata, densa di contenuti.

Tutte le novità sono pubblicate nel catalogo a cura di Giulia Silvia Ghia e Claudio Strinati, coordinamento scientifico di Marco Cardinali, Michele Cuppone e Maria Beatrice De Ruggieri, edito da Gangemi (per info tecniche sul volume, vedi QUI).

La mostra è aperta presso Palazzo Barberini fino a domenica 16 luglio, tutti i giorni escluso il lunedì, dalle 8:30 alle 19:00 (ultimo ingresso alle 18:00).


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Caravaggio a Napoli, svelata l'identità dell'autore del madrigale ritratto nei "Musici"



Svelata l’identità dell’autore del testo e della musica del madrigale raffigurato nei “Musici” di Caravaggio, il capolavoro esposto a Palazzo Zevallos a Napoli fino al 23 luglio. Si tratterebbe del poeta e umanista Jacopo Sannazaro, autore del sonetto utilizzato come testo del madrigale, musicato dal napoletano Pompeo Stabile: l’individuazione è il risultato di una lunga e impegnativa ricerca durata trent'anni e condotta dal musicologo Domenico Antonio D'Alessandro. "Il confronto con una copia svizzera ben conservata - ha spiegato D'Alessandro - mi ha permesso di identificare la musica e il madrigale a sei voci".
"Questa tela - ha spiegato Francesca Cappelletti docente dell'Università degli Studi di Ferrara e vicepresidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici Mibact - ci parla di un Caravaggio giovane e del suo primo ingresso nella committenza aristocratica romana".

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Una nuova testimonianza (John Gash) in favore del “Caravaggio di Tolosa”, di Carole Blumenfeld



Il Louvre ha organizzato la settimana scorsa un confronto del quadro scoperto a Tolosa accanto ai 'suoi' Caravaggio e alla Flagellazione di Cristo di Rouen. L'accademico John Gash reputa che la 'nuova' Giuditta sia di mano di Caravaggio. Tutti i particolari in un articolo di Carole Blumenfled.

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"Caravaggio a Roma: dalla miseria alla gloria", di Clovis Whitfield


La recente scoperta effettuata dal dottor Riccardo Gandolfi, dell’esistenza nelle Vite dei Pittori scritte da Gaspare Celio, di una inedita biografia di Caravaggio, rappresenta un’affascinante aggiunta alla documentazione relativa all’artista al momento dell’arrivo a Roma. Essa sembra confermare (ma dobbiamo attendere la pubblicazione per esteso) la condizione di indigenza in cui l’artista si trovava, senza una casa se non del tutto senza amici, ma fa emergere anche che furono le abilità mimetiche che vantava che gli consentirono l’invito nella cerchia del cardinal Del Monte, con il miglioramento delle sue condizioni e delle prospettive che ciò comportava. La particolare generosità dell’Ospedale della SS. Trinità nei confronti di coloro che erano liberati dalla prigione (tra cui doveva contarsi Caravaggio), e la loro riabilitazione tra gli artigiani che presidiavano la gestione di quella fondazione, rafforza l’idea che fu quella la prima tappa del suo soggiorno romano all’arrivo. Grazie al racconto di Van Mander, abbiamo una vivida immagine della miseria da cui Caravaggio si tirò fuori grazie a un duro lavoro ”è faticosamente uscito dalla povertà mediante il lavoro assiduo …” scrisse il biografo nel 1604 (basandosi su informazioni di due o tre anni prima). La consapevolezza che aveva trascorso del tempo in carcere per un omicidio che Bellori, evidentemente leggendo il manoscritto di Celio, aveva descritto come a danno di un compagno dell’artista, rende ancora più evidente l’importanza documentale della testimonianza di Pietro Paolo Pellegrini del 1597. Costui lo aveva incontrato per la prima volta nei primi mesi del 1596 poco dopo l’arrivo nella capitale, lo vide nella bottega del siciliano Lorenzo Carli, per il quale Caravaggio lavorò “facendovi teste per un grosso l’una”. E la rivelazione fatta in un suo ultimo scritto dal compianto Giorgio Leone, cioè che l’immagine della Madonna che appare sotto la Buona Ventura dei Musei capitolini (uno dei primi acquisti di quadri di Caravaggio fatto da Del Monte), sia strettamente correlata al tipo di immagini prodotte nella bottega del Carli, ne dimostra nuovamente l’origine in questo periodo, considerato che il siciliano morì all’inizio del 1597 dopo che ebbe consegnato il pittore alle cure dell’Ospedale della Consolazione. Tutte queste indicazioni ci spingono a una revisione della datazione delle prime opere nel cerchio temporale dei cinque anni precedenti; la capacità di Caravaggio di ritrarre dal vero o di copiare da altri modelli fu evidentemente fenomenale, ma ciò non era mai stato messo in evidenza. Sarebbe bello poter dire che si sono fatti progressi con i molti ritratti scomparsi che risalgono alle sue prime conoscenze, ma è necessario essere più rigorosi nei test che riguardano il carattere della pennellata e la fedeltà al modello. È evidente che ci possono essere pentimenti, e che una fisionomia può essere simile o assomigliare a qualcuno conosciuto; ma Caravaggio in questo primo periodo era come ossessionato dal riprodurre esattamente quello che vedeva e non avrebbe apportato alcun miglioramento estetico alla realtà che era di fronte a lui. Alcuni ritratti mancanti riemergono ma non paiono riguardare quelli che sono stati suggeriti, cioè quello di Prospero Farinacci o del poeta Giambattista Marino. Mentre quello mancante rassomigliante a Benedetto Giustiniani è con tutta probabilità il dipinto che Longhi sosteneva essere il ritratto di Maffeo Barberini. Ciò che oggi pare stia scomparendo è un autentico senso di connoisseurship: non che questa sia stata sempre una soluzione, perché anche l’occhio di Waagen, Berenson e Longhi fu qualche volta deludente, volendo; ma in ogni caso può aiutare rifarsi all’elemento della scienza e alla moderna fotografia, l’IRR e la radiografia sono stati di grande aiuto. 
Tuttavia, ciò che manca anche nei più rigorosi esami scientifici è una comprensione approfondita del lavoro preparatorio di Caravaggio che è assolutamente individuale, come la sua personale pennellata, così pure il confronto con quella di altri artisti, sia quelli prima che quelli che lo hanno seguito e sfruttato fama. Una delle principali considerazioni da fare consiste nella velocità del suo operare: se consideriamo l’arrivo a Roma in periodo avanzato e lo sviluppo completo che conosciamo in quell’anno e mezzo, prima di essere assunto da un potente mecenate, ciò diviene un elemento importante per comprendere il suo successo, a fronte di una condizione di privazione e dipendenza dalla carità altrui. Non è solo da tener presente la cronologia di una pala d’altare come l’Adorazione dei pastori di Palermo, che l’artista fu in grado di realizzare nelle poche settimane trascorse tra l’aprile e il novembre 1600, ci sono riferimenti alla sua velocità anche in altri documenti [...]


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Confronto tra la "Giuditta e Oloferne" e i Caravaggio del Louvre e di Rouen



Si è svolta alcuni giorni fa una giornata di studio a porte chiuse intorno alla dibattuta Giuditta di Tolosa, la Flagellazione di Rouen e le altre opere di caravaggio presso il Louvre.
La Tribune de l'Art ha pubblicato una breve recensione


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Intervista a Francesca Curti, la giovane signora degli archivi

Intervista ad una delle giovani eccellenze italiane nel mondo degli studi di storia dell'arte


Francesca Curti, storica dell’arte, ha alle spalle un dottorato di ricerca, conseguito come la laurea, presso l’Università della Sapienza in Roma. Nel 2005 si diploma in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Roma, istituto con il quale ha collaborato per quasi dieci anni, occupandosi della schedatura, dello studio e della pubblicazione dei disegni e delle piante all’interno dei volumi notarili dell’Archivio dei Trenta Notai Capitolini. Nel 2010, sempre per il medesimo istituto, ha lavorato e prestato la sua attività di consulenza scientifica per la realizzazione della mostra Caravaggio a Roma. Una Vita dal vero a cura di Michele Di Sivo e Orietta Verdi. Ha collaborato con l’Università di Roma TRE ed è stata ricercatrice presso l’Università di Chieti. Si applica dal suo esordio nel campo storico artistico di ricerche sul collezionismo bolognese e romano, di Caravaggio e Velazquez. 

D: Ci consenta di dire anche se è risaputo che nell’ambiente degli studi di storia dell’arte lei è una studiosa competente e molto seria, oltre che schiva, in un mondo dove invece molti sgomitano, perché ha scelto questo tipo di studi? 
Mi piace l’arte in tutte le sue forme, ma sono affascinata dall’arte del passato perché per decodificarla serve comprendere i fatti storici, sociali e culturali all’interno dei quali essa è nata. L’arte è la chiave di lettura per interpretare i tempi presenti e passati. 

D: Ha svolto un lungo lavoro sui documenti di Caravaggio presso il Tribunale del Governatore di Roma, e con il suo costante e scrupoloso impegno ha fatto nuove scoperte: quali sono stati i risultati che le hanno dato le maggiori soddisfazioni e che giudica particolarmente significativi? 
Senza dubbio il lavoro che è stato svolto presso l’Archivio di Stato di Roma, da me insieme ad altri bravi archivisti, collaboratori dell’istituto, quali Antonella Cesarini, Daniele Balduzzi, Daniela Soggiu e Orsetta Baroncelli, sotto la direzione di Orietta Verdi e Michele Di Sivo, è stata una delle esperienze più belle che mi sia capitata sia sotto il profilo umano che professionale. Più che il ritrovamento del singolo documento, ciò che mi ha dato le maggiori soddisfazioni è stato il lungo lavoro di revisione dei documenti e delle fonti letterarie che ci ha permesso di ricostruire il contesto storico delle reti di amicizie, delle ubicazioni delle botteghe e delle abitazioni dei molti personaggi che entrarono in rapporto con Caravaggio nei suoi primi anni romani. Ne sono venuti fuori legami inediti tra pittori, invidie, gelosie ma anche grandi amicizie come quella che legò Caravaggio, ad esempio, al pittore siciliano Lorenzo Carli e al rigattiere di quadri Costantino Spada. Finalmente di personaggi molto importanti per la carriera di Caravaggio dei quali dalle fonti letterarie si sapeva solo il nome o la professione ne è stata ricostruita la vita, l’attività e le frequentazioni. Seguendo la strada tracciata dai documenti la vita e la carriera di Merisi sono state ricondotte nella dimensione storica in cui si svolsero e ciò ha permesso di valutare e ragionare su quanto ci era stato trasmesso dalle fonti letterarie. 

D: L’interesse per Caravaggio non conosce flessioni. Si susseguono mostre senza alcun progetto scientifico. Altresì, pubblicazioni dove spesso l’autore dimostra di non aver letto i documenti di archivio, facendo gravi errori di valutazione sotto il profilo filologico. In questo caso potremmo affermare che continua la leggenda merisiana? Fatta di supposizioni personali e lontane dalla realtà? 
Ritengo che in generale l’approccio all’arte del passato necessiti di una approfondita conoscenza del dato stilistico, ma che tuttavia esso non possa prescindere da un’altrettanta approfondita conoscenza delle fonti documentarie, e soprattutto del metodo storico,assolutamente necessario per ricostruire la successione dei fatti e degli eventi riguardanti le opere d’arte, le committenze e l’attività di un pittore. Il ritrovamento di un documento inedito, a mio avviso, ha un’importanza relativa se non lo si inserisce nel contesto in cui è stato creato, ed è suscettibile di letture sbagliate se non lo si sottopone ad una ragionata critica delle fonti [...]

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"Macromanara", in mostra a Roma le strisce originali del fumetto "Caravaggio" di Milo Manara

In esposizione anche le strisce originali del fumetto "Caravaggio", con alcune tavole fuori testo


Il Maestro dell’eros Milo Manara in mostra a Roma, dal 26 maggio al 9 luglio 2017 presso la Pelanda, con «MACROMANARA - Tutto ricominciò con un’estate romana». La mostra ripercorre l’intera carriera del fumettista veronese attraverso due percorsi principali: da una parte una ricca proposta antologica, attraverso la quale si tracceranno tutte le grandi opere degli anni ’70, ’80 e ’90, dalle straordinarie tavole di Giuseppe Bergman a quel Tutto ricomincio con un’estate indiana che lo vide lavorare in coppia con l'amico Hugo Pratt, con il quale - successivamente - realizzò anche El Gaucho. E ancora Lo Scimmiotto, Gulliveriana, le storie del Gioco, di Miele e molto altro! Dall’altra, la produzione più contemporanea (completa delle commission estere per Stati Uniti e Francia) e il suo rapporto con Roma e il cinema: dalla Cinecittà di Federico Fellini fino ai Borgia e Caravaggio, con una serie di illustrazioni dedicate alle grandi dive cinematografiche che sonoo esposte per la prima volta e vanno a comporre un portfolio inedito che Comicon Edizioni presenterà in anteprima all’ARF! Festival.

Per l'occasione, l'azienda romana di trasporti Atac ha emesso una serie speciale di 4 biglietti da colezione, disegnati appositamente dal maestro Manara.

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"Intorno ai Musici di Caravaggio", giornata di studio a Napoli il 20 giugno

In occasione dell'arrivo a Napoli da New York dei Musici di Caravaggio, si terrà il 20 giugno a Napoli una giornata di studio interrdisciplinare dove temi legati alle vicende dell'opera - il contesto mecenatizio degli esordi romani del maestro, la produzione musicale del tempo - si intrecciano ad argomenti meno praticati e più insoliti come la presenza di Caravaggio e del suo mondo nel cinema nella letteratura nel Novecento.




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