Caravaggio e la sua influenza nel Mediterraneo in mostra a Palazzo Barberini fino al 21 maggio

"Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma", a cura di Alessandro Cosma e Sandro Debono, fino al 21 maggio a Palazzo Barberini


Per celebrare artisticamente il semestre di presidenza maltese dell’Unione Europea, il MUZA, il Museo Nazionale delle Arti di Valletta, e le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini hanno organizzato la mostra “Mediterraneo in chiaroscuro, Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma”, aperta fino al 21 maggio prossimo, al fine di evidenziare il profondo legame culturale tra Italia e Malta nel periodo Barocco, grazie soprattutto all’influenza del grande Michelangelo Merisi detto “Il Caravaggio”. Diciotto opere in esposizione che ripercorrono il rapporto storico e artistico tra il nostro Paese e l’isola mediterranea nel corso del Seicento quando, sia Michelangelo Merisi (1571-1610) che Mattia Preti (1613-1699), trascorsero un lungo periodo di soggiorno a Malta come Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. 

I quadri esposti a Palazzo Barberini 
Partendo proprio dal Caravaggio e dalla sua eredità artistica, l’esposizione mette in mostra anche diversi pittori attivi nell’Italia del periodo come Jusepe de Ribera (1591-1652), Matthias Stomer (o Stom, 1600-1650 ca.) e David De Haen (1597-1622). Se del primo artista vengono proposte tele come Santo Stefano e S. Gregorio Magno che ne illustrano bene la filosofia pittorica specie nei suoi accenti più marcati e caratteristici, di Matthias Stomer vengono esposte opere come Parabola del Buon samaritano, Adamo ed Eva e Sansone e Dalila dove l’influenza del Caravaggio è particolarmente evidente seppur mitigata dal temperamento tipicamente fiammingo dell’artista. L’Eraclito, custodito a Malta, costituisce invece il picco artistico di David de Haen, attivo soprattutto nella Roma barocca mentre densa di un particolare mistero è, infine, la Vanitas di Trophime Bigot detto anche Candlelight Master (il Maestro del lume di candela) che incarna al meglio il registro pittorico basato sullo studio della luce in tutte le sue sfaccettature. Un capitolo a parte della mostra è dedicato a Mattia Preti, noto anche come il “Cavaliere calabrese”, con opere come La Fuga da Troia e la Resurrezione di Lazzaro che danno testimonianza della notevole attività artistica svolta dall’esponente della pittura napoletana, in particolare dopo il trasferimento a Malta avvenuto nel 1661. La chiusura simbolica della mostra è affidata all’Allegoria della Nobiltà dell’Ordine di Malta del 1747, omaggio all’isola e all’opera dei suoi Cavalieri, realizzato da Francesco de Mura (1696-1782), ritenuto allora “il primo dipintore” della città.
Fonte: Cultora

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