"Caravaggio: Fashion & Fabrics", mostra a Londra fino al 31 gennaio



Dal 3 ottobre 2016 fino al 31 gennaio 2017, è aperta a Londra, presso il Museo dell'Ordine di San Giovanni, situato nel quartiere di Clerkenwell, la mostra: Caravaggio: Fashion & Fabrics, a cura di Francesco Gonzales, Tom Foakes e Flavia Fiori. Un progetto realizzato grazie al contributo della Fondazione di Sir Denis Mahon, l’ATL della Provincia di Novara, il progetto Città e Cattedrali (all’interno del progetto di valorizzazione del quadrante Nord –Est MISERERE MEI), la Confartigianato – Novara e la prestigiosa ditta di tessuti Rubelli di Venezia.
Una mostra incentrata sul confronto tra tessuti ed alcuni dipinti di Caravaggio. I preziosi pezzi esposti sono tessuti antichi per la prima volta esposti nel Regno Unito e provenienti dal Museo d’Arte Sacra Mozzetti di Oleggio, da alcune parrocchie della Diocesi di Novara e dalla collezione Rubelli di Venezia. Paramenti sacri: pianete, piviali, veli da calice ed un prezioso abito “scamiciato” ritrovato sotto il simulacro della Madonna del Rosario a Oleggio.
I paramenti in mostra sono realizzati con tessuti contemporanei a quelli descritti da Caravaggio in diverse sue composizioni databili verso la fine del XVI secolo, come I Bari, la Buona Ventura, La Maddalena penitente ed altri, e permettono quasi di “riportare in vita” i dipinti stessi, consentendo allo spettatore di fare confronti visivi tra l’oggetto e la sua rappresentazione pittorica grazie anche al pregevole catalogo edito da Silvana editoriale.
Nell’allestimento i paramenti e i tessuti antichi, a confronto con i Bari già della Collezione Mahon, aiutano il visitatore a comprendere le abilità dell'artista nel catturare la lucentezza del tessuto, il modello della tessitura, e la ricchezza del colore e la foggia delle vesti.
Presso il Museo londinese è conservata una versione de I Bari, riscoperta nel 2006 da Sir Denis Mahon ed identificata, dopo un approfondito studio e ad analisi scientifiche, con una versione precedente al dipinto conservato a Fort Woth, realizzata per il cardinale Del Monte. Il dipinto è stato studiato da importanti storici dell’arte tra cui Mina Gregori, Maurizio Marini, Antonio Paolucci, Daniele Benati, Thomas Schneider, ed altri.
Caravaggio è legato da un rapporto speciale con l'Ordine di San Giovanni. La sua vita turbolenta, l’innovazione stilistica, e il corpus limitato di opere, gli hanno fatto guadagnare una posizione di rilievo nel panorama della storia dell'arte. Anche se mancava la nobile nascita, che era al tempo una condizione indispensabile per l'adesione all’Ordine, egli venne comunque accettato nell'Ordine sulla base della sua reputazione artistica, assicurandosi così commissioni importanti e la protezione dell'Ordine sull'isola di Malta dopo la fuga da Roma a seguito dell’uccisione in duello di Ranuccio Tomassoni.
Il Museo dell'Ordine di San Giovanni di Londra racconta questa storia. Cominciando con le Crociate, e continuando con le rivolte e le rivoluzioni, la guerra e la pace, la storia dell'Ordine attraversa i secoli e mostra come abbia mantenuto il suo ruolo assistenziale sino ai giorni nostri, lavorando in tutto il mondo in numerosi progetti umanitari.
Il museo è gratuito ed è aperto dalle 10 alle 17.00, dal Lunedi al Sabato; visite guidate si svolgono il martedì, il venerdì e il sabato alle 11 e 14.30. Si prega di consultare il sito per i dettagli: http://museumstjohn.org.uk.

Fonte: Cittaecattedrali.it

Clicca qui per acquistare il catalogo della mostra


Disponibile online il saggio di Nicola Spinosa "Attorno a Caravaggio: una questione di attribuzione"


Disponibile in cartella stampa sul sito della Pinacoteca di Brera (area "Press kit", previa registrazione) il saggio di Nicola Spinosa Attorno a Caravaggio: una questione di attribuzione, dall'omonimo catalogo della mostra (senza immagini né bibliografia estesa).
Lo studioso presenta la sua proposta di attribuzione a Caravaggio della Giuditta e Oloferne recentemente rinvenuta in Francia, legandola agli altri dipinti esposti. Dà conto inoltre di altre versioni dello stesso soggetto dipinte da Michelangelo Merisi e seguaci. Infine, accogliendo recenti studi, rivede alcune cronologie caravaggesche (sulla Giuditta di Palazzo Barberini, la Madonna del Rosario e la Maddalena in estasi).

link:

"Caravaggio: a tu per tu con Rossella Vodret", di Consuelo Lollobrigida

Nei due recenti volumi "Caravaggio. Opere a Roma" si analizzano in modo esaustivo le tecniche compositive adoperate dal genio lombardo. L'importanza delle indagini diagnostiche ed una risposta a Clovis Whitfield (a cura di Consuelo Lollobrigida)


Nella ormai sterminata (ma non sempre utile) letteratura caravaggesca, va accolta con decisa attenzione l’ultima imponente pubblicazione Caravaggio. Opere a Roma. Tecnica e stile (I, II), curata da Rossella Vodret, in collaborazione con Giorgio Leone, Marco Cardinali, Maria Beatrice de Ruggieri, Giulia Silvia Ghia, per i tipi della Silvana Editoriale. I due volumi, di cui si compone quest’opera, si propongono l’obiettivo di mettere finalmente nella giusta luce i modi pittorici dell’artista lombardo attraverso accurate indagini delle ventidue opere certamente autografe conservate a Roma
Il primo volume costituisce un repertorio aggiornato di alcuni temi cruciali approfonditi in una serie di saggi ed affrontano il percorso artistico, le complesse interpretazioni della critica, lo stato di conservazione, le più aggiornate tecniche di indagine. 
Il secondo volume, dedicato alle schede di ventidue dipinti, propone, in un ideale percorso a ritroso, un affascinante viaggio che dalle superfici ci conduce fino agli strati nascosti dei dipinti, mediante le indagini all’infrarosso e le radiografie, le immagini ravvicinate con le macrofotografie e le indagini stratigrafiche sulla materia. 
La recensione del libro, in realtà un vero ‘piccolo saggio’ elaborato da Clovis Whitfield (cfr http://news-art.it/news/caravaggio-opere-a-roma---l-ultimo-repertorio-delle-opere.htm) e pubblicato da News-Art poco tempo fa, pur riconoscendone la valenza, ha messo in evidenza quelle che a parere dello studioso britannico appaiono delle criticità nell’opera; un parere che in ogni caso s’inserisce nell’ampio ambito degli studi sul fenomeno del caravaggismo – a cui del resto da tempo tanto gli autori che il recensore partecipano – arricchendone indubbiamente la conoscenza. Per questi motivi siamo andati a trovare Rossella Vodret per capire meglio, in una cortese ed interessante conversazione, la genesi dell'opera, le scoperte realizzate in corso d'opera, gli sviluppi che potrebbero avere. 

D. Qual è stata la sua prima reazione alla lettura del testo di Whitfiled? 
R. Mi sono sentita lusingata della corposa recensione di Clovis, che mette insieme il punto di vista di un antiquario e quello di uno storico. Nella sua attenta analisi di tanti particolari dell’opera, gli sfugge, però, il senso generale. Mi sembra che non abbia per esempio capito che abbiamo studiato solo le ventidue opere autografe ancora presenti sul territorio romano, non tutte le opere realizzate da Caravaggio a Roma.
D. Questo progetto nasce durante la sua carica di Soprintendente di Roma? 
R. In parte. Il primo passo fu mosso nel 2009 quando fu istituito il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Quarto Centenario della Morte del Caravaggio 1571-1610, presieduto da Maurizio Calvesi, ma proseguito e completato durante i miei anni alla dirigenza del Polo Romano con la stretta collaborazione dell'ICR (ora Istituto superiore per la Conservazione e Restauro). Il lavoro è stato concluso grazie alla disponibilità di Daniela Porro che, dal 2012, mi ha sostituito nella direzione del Polo. Non possiamo dimenticare che uno dei tre compiti istituzionali del Ministero sia proprio quello della conservazione. Cosa meglio di una ricerca così accurata per conoscere, e quindi conservare, le opere di questo straordinario pittore? Tutte le opere originali romane riferibili con certezza a Caravaggio sono state sottoposte ad accuratissime indagini e i risultati, oggi, sono a disposizione della comunità scientifica internazionale. Anche per questo ho voluto che i due volumi fossero scritti in italiano e in inglese
D. Proprio in riferimento all’internazionalità del lavoro, Whitfield sostiene che la bibliografia sia poco curata e che non si siano presi in considerazione gli ultimi studi. 
R. Abbiamo preso in esame tutta la bibliografia fondamentale, naturalmente selezionando i contributi più importanti, vista la sterminata bibliografia che oggi abbiamo su Caravaggio. Forse il ritardo nella stampa ha fatto sì che qualcosa si sia tralasciata, ma certamente nulla di essenziale. Basta vedere il secondo volume. Ogni opera si compone di tre schede: una scheda storico-artistica; una tecnico-esecutiva; e una conservativa perché non si può non tener conto dello stato di conservazione delle opere per studiarne la tecnica. Un’analisi così approfondita non era mai stata fatta: ora abbiamo dati sicuri su cui basarsi; abbiamo posto le basi per lo studio sulla tecnica esecutiva di Caravaggio [...]



"E se la 'Giuditta e Oloferne' non fosse di Caravaggio ma di Giovan Francesco Guerrieri?", di Giovanna Sapori

Giovanna Sapori, professore ordinario di Storia dell’arte moderna dell'Università degli studi Roma Tre, propone una nuova lettura del dipinto ritrovato a Tolosa e attribuito da Eric Turquin al maestro italiano



Devo soprattutto alle mie amiche Cristina Terzaghi e Giovanna Capitelli se mi sono soffermata più di quanto avevo fatto fino ad allora a guardare con attenzione la riproduzione della Giuditta e Oloferne ritrovata a Tolosa e attribuita da Eric Turquin a Caravaggio e a parlarne con loro ed altri colleghi anche per il dibattito e le polemiche suscitate, mentre eravamo a Cosenza in un convegno in ricordo di Gigi Spezzaferro, un grande, innovativo studioso di Caravaggio.
Come è noto, Caravaggio dipinse la meravigliosa Giuditta Coppi (Roma, Museo di Palazzo Barberini) e, secondo le fonti, un altro dipinto dello stesso soggetto finora non ritrovato. Secondo Turquin e Nicola Spinosa quest’ultimo sarebbe da identificare con il dipinto ritrovato in Francia. Col rischio di essere imprecisa (ma tutti hanno seguito la vicenda) ricordo brevemente che dopo la attribuzione a Caravaggio sono state avanzate altre ipotesi e cioè che non sia opera sua ma di un altro artista, forse il fiammingo Finson al quale è attribuita una versione dello stesso dipinto considerato copia dalla seconda Giuditta e Oloferne di Caravaggio (Napoli, palazzo Zevallos).
A mio parere il dipinto, che ho visto solo in fotografia, è certamente di alta qualità ma non è né di Caravaggio né di Finson. La stesura pittorica, il modo di chiaroscurare, il disegno insistito, la fisionomia di Giuditta dalle guance piene e morbide, la marcatura dei lineamenti della vecchia ancella, la minuziosa descrizione degli abiti, il modo di modellare i panneggi sembrano quelli tipici di Giovan Francesco Guerrieri un pittore ben noto agli studi anche caravaggeschi [...]

Continua a leggere su Artemagazine

Alla Tretyakov di Mosca 42 capolavori della Pinacoteca Vaticana, anche Caravaggio

L’esclusiva mostra presenterà al pubblico russo tele di Bellini, Raffaello e Caravaggio. La direttrice della galleria russa: “Evento esclusivo ed eccezionale”. L’inaugurazione il 25 novembre

   
“Roma Aeterna”: è questo il titolo dell’eccezionale mostra che porterà a Mosca i capolavori della Pinacoteca Vaticana, che per la prima volta porta all’estero i lavori di Giovanni Bellini, Raffaello e Caravaggio. L’esposizione, organizzata dalla Galleria Tretyakov di Mosca e dai Musei Vaticani con il sostengo della fondazione “Iskusstvo, nauka, sport” (Arte, scienza, sport) di Alisher Usmanov, verrà inaugurata il 25 novembre e resterà aperta al pubblico fino al 19 febbraio 2017
In mostra alla Tretyakov, 42 capolavori risalenti ai secoli XII-XVIII, appartenenti all’esposizione permanente della Pinacoteca Vaticana. “Si tratta di una mostra senza precedenti”, ha detto durante le conferenza stampa di presentazione la direttrice della galleria Tretyakov di Mosca Zelfira Tregulova. “Credo che la nostra Galleria non abbia mai ospitato un’esposizione così importante”. I capolavori più belli della Tretyakov I capolavori più belli della Tretyakov. 
L’idea di due mostre incrociate tra Russia e Vaticano, ha spiegato Tregulova, era nata un anno fa dopo l’incontro tra il Presidente russo Vladimir Putin e Papa Francesco. Nel 2017, infatti, il Vaticano ospiterà alcuni quadri provenienti dalla Federazione, perlopiù custoditi nelle sale della Tretyakov. La lista delle opere che voleranno fuori dalla Russia però non è ancora disponibile. “L’unica cosa che possiamo dire - ha aggiunto Zelfira Tregulova -, è che stiamo pensando di portare in Vaticano alcune icone russe, oltre ai capolavori dei pittori russi della fine del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo”. 
Il biglietto d’ingresso per visitare l’esclusiva esposizione alla Tretyakov costerà 500 rubli (circa 7 euro) e si potrà acquistare alle casse della galleria e sul sito ufficiale.

Fonte: Russia Beyond The Headllines