"Ma Caravaggio sapeva usare l'arco?", di Pietro Caiazza

Un contributo originale su alcune ideazioni caravaggesche, di Pietro Caiazza

fig. 4(7)

L’arma per eccellenza che accompagna e segna la vita di Michelangelo Merisi da Caravaggio pressoché nella sua intera parabola umana ed artistica (1571-1610) è, al di là di ogni dubbio, la spada: che, unitamente al pugnale, troviamo addirittura disegnata a margine di un notissimo documento del 1605 del Tribunale criminale del Senatore nell’Archivio di Stato di Roma (Relazioni dei birri, reg. 611, f. 145v), in occasione di una delle sue tante disavventure poliziesco-giudiziarie (fig. 1). È così che anche nella produzione artistica, dai Bari all’ultimo Davide, queste due armi sembrano quasi connaturate alla vita, turbolenta quanto tormentata, del genio lombardo.  Poco o nulla si è invece detto, in letteratura, su un’altra arma che pure compare in alcuni dipinti del maestro: ed è su questi specifici dipinti che intendo qui brevemente soffermarmi ...

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