LA BOTTEGA DEL GENIO: UNA RICOSTRUZIONE DELL'ATELIER DI CARAVAGGIO (di Michele Cuppone)

Cosa poteva mai contenere quella «cassa con dodici libri dentro», inventariata tra i ben posseduti da Caravaggio nell’agosto 1605, nella casa in affitto di vicolo San Biagio (odierno vicolo del Divino Amore)? Un numero non trascurabile di volumi, per un personaggio che le fonti raffigurano poco incline allo studio, e tale da stimolare la curiosità degli storici dell’arte. Facendo un esercizio di immaginazione, si potrebbe pensare a raccolte di incisioni (spesso i suoi soggetti suggeriscono modelli di varia provenienza), o magari a testi delle sacre scritture (tradotte alla lettera in più di un’opera) o, perché no, al Magiae naturalis di Giovan Battista della Porta. Una proposta mirata, forte eppure verosimile, se le citazioni nelle fonti, gli studi sulla tecnica pittorica, le tracce materiali sulle tele e diversi altri ‘indizi’ portano a supporre quantomeno la conoscenza, da parte dell’artista, dei principi enunciati dal filosofo campano, il primo a descrivere l’impiego nella pittura della camera oscura, tale da permettere una facile e fedele rappresentazione della realtà anche a chi fosse digiuno del pennello. La bibliografia sull’argomento si ampliò ... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SU CARAVAGGIO400.ORG